Bibliografia ragionata Stazzi e Cussogghj

Bibliografia ragionata Stazzi e Cussogghj

STAZZI E CUSSÒGGHJ

Bibliografia ragionata

 

(di Guido Rombi - Coop. Athena)

 

La storia della Gallura – come dimostra questa rassegna bibliografica – è davvero, in mondo preponderante, storia degli stazzi: vale a dire storia socio-economica e insieme degli usi e costumi (o delle tradizioni o folklore) del mondo pastorale.

Si tratta di una storia che ha caratterizzato anche quei centri più popolosi e “colti” della Gallura (come Tempio) assai più di quanto essi abbiano inciso verso “lu pasturiu”. E questo è un dato di fatto e insieme una riflessione che meriterebbero di per sé ulteriori studi e ricerche sociologiche, soprattutto per capire e meglio valutare vantaggi e svantaggi, giovamenti e limiti di questo rapporto centro-periferia.

La bibliografia che qui si propone, sebbene assai significativa, non intende avere comunque carattere di completezza.

Tra gli altri non sono inclusi i vari libri sui paesi, un tempo piccoli villaggi di campagna, poi frazioni di altri centri/comuni (principalmente Tempio, Calangianus, Aggius). Tali libri, pur essi utili allo studio della civiltà degli stazzi e in generale della Gallura, faranno comunque parte della mostra nei paesi dove essa sarà di volta in volta presentata.

 

 

1

Vittorio Angius, La Gallura, in Goffredo Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli stati di s.m. il Re di Sardegna, Torino, G. Maspero, 1840, vol. VII. (Presente alla mostra in ristampa).

E' una voce, questa della Gallura, che potremmo definire la "madre" di tutte le altre voci, articoli, studi, redatti in seguito. Soprattutto l’articolo Gallura provincia, compreso al suo interno, frutto dei viaggi compiuti dall’Angius nel 1837-38, fu da lui redatto intorno all'agosto 1840 e uscì nel fascicolo 25 del Dizionario del Casalis. Come scrive Luciano Carta (curatore della ristampa della Ilisso del 1996 in 3 v.), fra quelli compilati dal padre scolopio «è uno dei meglio riusciti e dei più ricchi di notizie su un territorio largamente sconosciuto».

Molto circostanziata è soprattutto la descrizione della vita pastorale o degli stazzi, dei quali si fa addirittura il censimento cussorgia per cussorgia e si dà notizia di molti usi e consuetudini dei loro abitanti (la ponitura, i ragionatori, le paci, gli sponsali e nozze, i funerali). Largo spazio è poi dedicato alle feste pastorali, anche in questo caso riportate per nome e numero; seguono tante altre preziose notizie: dall’alimentazione di contadini e pastori agli animali allevati e alla coltivazione di orti e vigne ecc.

 

2

Enrico Costa, Il muto di Gallura, Milano, Brigola, 1885. (Presente alla mostra in ristampa).

La Gallura è stata a lungo terra di banditi. E questo racconto scritto da uno dei più illustri scrittori dell’Ottocento sardo la proiettò alla ribalta letteraria, attraverso la storia del muto (il bandito Bastiano Tansu) e di Gavina ambientati fra Aggius e lo stazzo dell’Avru, uno dei cento diffusi fra Bortigiadas e Aggius.

 

3

Francesco De Rosa, Tradizioni popolari di Gallura, Tempio-La Maddalena, Tipografia Tortu, 1899. (Presente alla mostra in ristampa).

Il primo libro integralmente etno-antropologico sulla Gallura, o meglio sui suoi abitanti. Un libro importante, imprescindibile per chiunque si dedichi allo studio della Gallura.

L’autore, oltre a passare in rassegna il carattere fisico-morale dei galluresi e in particolare dei tempiesi, terranovesi, calangianesi, lurisini, aggesi, bortigiadesi, nuchisini, longonesi e maddalenini, descrive vari ambiti e aspetti della loro vita, in modo particolare le tradizioni, gli usi e costumi: nascita e battesimo; nozze paesane; nozze pastorali; onoranze ai defunti; vita coniugale; abitazione; indumenti dei galluresi; arbitramento; mezzadria; ponitura; ospitalità; i banditi; inimicizie e paci; lu graminatoggju; comparatico di San Giovanni; venerdì santo a Terranova; San Giovanni Battista; il Natale; feste campestri; campagnate; il carnevale in Gallura; vendemmie; il primo di maggio; manialia; dispetti degli amanti; giuramenti pastorali; nome degli animali; marca e segno delle bestie; marchiatura; regali; cibi tradizionali; musica; canto; balli; poesia; gl’improvvisatori; altre usanze tradizionali; la lingua parlata.

 

4

Giovanni Mari, Ninne nanne, filastrocche, giuochi, indovinelli, proverbi ecc. Per il folklore della Gallura. Bergamo, Istituto italiano parti grafiche, 1900. (Presente alla mostra in ristampa).

Dopo quello di De Rosa è il secondo dei libri sulla Gallura costruito attraverso una delle fonti principali per lo studio delle tradizioni popolari: quelle orali. In questo modo l’autore, noto poeta e letterato milanese (insegnante al ginnasio di Tempio fra il 1900 e il 1906), raccoglie e pubblica cantilene infantili, giochi fanciulleschi, indovinelli, “formole” e cantilene sacre, superstizioni, proverbi e modi di dire, inventive e carezze.

 

5

Silla Lissia, La Gallura. Studi storico-sociali, Tempio, Tipografia Tortu, 1903. (Presente alla mostra in ristampa).

Pur animato da un evidente scopo pedagogico e politico (quello di illustrare le grandi possibilità di evoluzione sociale e culturale della Gallura se i governanti avessero orientato il pensiero e l’azione sulla rotta dell’ideologia socialista riformista), si tratta di un libro di grande interesse documentario sia per la ricchezza, la varietà e il sapiente uso delle fonti di prima mano che l’autore fa nella trattazione dei vari argomenti, sia per il metodo scientifico incentrato sull’analisi di dati di grande utilità come quelli dei vari censimenti (demografici, annonari, scolastici, penali ecc.).

Lissia analizza la Gallura incentrando l’analisi principalmente sui suoi abitanti che scandaglia a fondo (la razza, la costituzione psichica, storia della popolazione, alimentazione, istruzione pubblica, le associazioni, la delinquenza), e sulla storia economica del territorio (la proprietà fondiaria, contratti agrari).

 

6

Maria Azara, Tradizioni popolari della Gallura. Dalla culla alla tomba, Roma, Edizioni italiane, 1943. (Presente alla mostra in ristampa).

Un libro che riprende e approfondisce con rigore etno-antropologico molti dei temi già svolti da De Rosa e da Mari circa quarant’anni prima.

Il libro offre una descrizione dettagliata delle varie fasi della vita dell’individuo, dalla nascita alla morte.

Usi sulla nascita: previsioni sul sesso del nascituri, nascita, scelta del nome del bambino, scelta del compare e della comare, battesimo, doni, credenze e superstizioni circa la nascita e il battesimo, benedizione della madre, ninne nanne e duru duru.

Usi sulla infanzia, sulla adolescenza e sulla giovinezza: benedizione dei bambini, malattie dei bambini, giuochi dei bambini, giuochi fanciulleschi, comunione e cresima, feste di ragazzi e feste di giovani.

Usi sul fidanzamento: nomi e incontri e delle ragazze da marito, auspici di nozze, dichiarazioni e rifiuti di amore, cerimonia del fidanzamento: pricunta e abbracciu, pranzo di fidanzamento e brindisi, doni di fidanzamento, rapporti tra fidanzati, le serenate, fidanzamento in chiesa.

Usi sul matrimonio: preparativi del matrimonio, vestiti nuziali, periodi preferiti per le nozze, pubblicazioni di matrimonio, preparativi per la cerimonia in chiesa, vigilia di nozze, la corsa “di la rucca”, cerimonie e corteo nuziale, gettito del grano ed altri segni augurali di felicità, pranzo di nozze, brindisi “di la tazza” ed altri canti nuziali, danze e gare di poesia, scherzi agli sposi, visite dopo il matrimonio e viaggi di nozze, affidu a gran distinu, proverbi e credenze circa il matrimonio.

Usi sulla morte: presagi di morte, l’ora del trapasso, vestizione e sistemazione nella bara, veglia funebre, gli attiti, trasporto della salma, seppellimento, pranzo funebre, il lutto, proverbi e credenze sulla morte.

 

 

 

7

Sebastiano Chiodino - Elio Ledda, Gli habitat della Gallura. Una matrice rurale per lo sviluppo turistico, 1973. (Tesi di laurea, Facoltà di Ingegneria, Istituto di Architettura e Urbanistica, anno accademico 1972-73).

Una interessante ricerca, sia perché svolta in un momento in cui lo spopolamento degli stazzi non era ancora del tutto terminato, e sia perché è l’unico lavoro di carattere socio-urbanistico.

Gli stazzi – scrivono gli autori – «rappresentano gli elementi urbanistici di un genere di vita agro-pastorale in cui il rapporto sociale appare estremamente semplice rispetto alla complessità del mondo moderno». Lo studio analizza quindi lo stazzo, non solo dal punto di vista socio-economico (con osservazioni e interpretazioni per buona parte valide ancor oggi), ma anche socio-urbanistico-architettonico, una dimensione, quest’ultima, praticamente assente in tutti gli altri studi; a corredo vi è anche un ampio apparato fotografico di stazzi e di suoi particolari elementi architettonici.

Si tratta insomma di uno studio che si segnala per la sua unicità e originalità e che mostra quanto sia utile – ai fini della conservazione e diffusione della cultura locale – che le biblioteche dei vari centri possano “recuperare” al patrimonio documentario pubblico in primis quegli studi come le tesi di laurea (che spesso hanno una valida impostazione metodologica e scientifica e allegano finanche documenti inediti).

 

8

Francesco Cossu, Tradizioni popolari di Gallura, Sassari, Chiarella, 1974.

Come dice lo storico Manlio Brigaglia nella introduzione, è un «volumetto, frutto di una serie diligente e attenta di osservazioni intorno al folclore religioso e, se così si può dire, al “consumo quotidiano” della religione in Gallura.

Struttura saliente dell’opera: il calendario (religioso) gallurese; i sacramenti; i funerali; la famiglia; credenze popolari.

 

9

Giuseppe Doneddu, Una regione feudale nell’età moderna, Sassari, Iniziative culturali, 1977.

La storia economica della Gallura tra il 1500 e il 1850. Un’agile e ben strutturata indagine di storia economica sulla nascita ed evoluzione dei ceti e sul loro peso economico e politico, sull’organizzazione ecclesiastica, sull’origine e sviluppo della proprietà fondiaria.

Due paragrafi sono specificamente dedicati alla «proprietà fondiaria» e alla «campagna gallurese». Un libro divenuto “un classico” negli studi sulla Gallura.

 

10

Nicolino Cucciari, Magia e superstizione tra i pastori della Bassa Gallura, Sassari, Chiarella, 1985.

Un libro etno-antropologico di grande interesse, anzi indispensabile per capire mentalità e psicologia dei pastori (ma anche dei contadini), e quindi di gran parte degli abitanti della Gallura, attraverso la descrizione dettagliata di un numero vastissimo di credenze e pratiche magiche e superstiziose: la maìa, la chi faci li calti, la punga, lu gjuramentu, lignu gruci, la lìttara santa, punì li mani, la taccha di l’occhj, lu colpu di l'occhji, missa sprofundi, lu sonniu, carri fiaccata, la bucatura, stancia sangu, pa lu signuzzu, cori cascatu, vagliolu arestu, li varruculi, lu còiu, femina graida, lu battìu, l’alba lùccia, ecc. ecc. Come si vedrà in seguito, si tratta di un libro apripista: nel corso degli anni successivi altri autori hanno ripreso e approfondito questo filone di indagine legato alla magia.

 

11

Andrea Mulas, Quando viene la memoria … Credenze e rituali funebri nella cultura popolare della Gallura, Sala Bolognese, A. Forni, 1990.

L’opera è frutto di una nuova ricerca condotta con metodo etnografico, ossia sul campo (principalmente con interviste), corroborata dalle fonti più valide già acquisite dalla letteratura sull’argomento.

Questa la struttura dell’opera: le premonizioni di morte (i sogni, segni aerei, segni animali, altre premonizioni); l’agonia e la morte (l’ammentu, l’agonia lunga, la candela benedetta, la dipartita dell’anima, le campane); la preparazione del morto (la preparazione, la vestizione, nella bara); il compianto e i funerali (le prefiche, la veglia funebre, le ambasciate, il trasporto funebre, la partecipazione ai funerali, le credenze intorno ai funerali); la sepoltura e il ritorno dai funerali (la sepoltura, il pranzo funebre, le condoglianze); il lutto (le interdizioni, i segni di lutto nella casa, il lutto dei parenti); la memoria dei morti (il rispetto dei  morti, come viene chiamato un defunto, la trasmissione del nome, le elemosine agli anniversari, le questue).

 

12

Tatiano Maiore e Quintino Mossa, Stazzi di Gallura nel tempo, Olbia, Altergrafica, 1993.

Un bel libro divulgativo, con 21 pagine di testo (essenziali ed efficaci a introdurre il lettore nell’universo degli stazzi), e 82 pagine di fotografie.

 

13

Giuseppe Mele, Da pastori a signori. Ricchezza e prestigio sociale nella Gallura del Settecento, Sassari, Edes, 1994.

Un libro di storia economica che si colloca sulla scia di quello di Doneddu e copre un vuoto importante nella comprensione delle dinamiche evolutive della Gallura fondate sul rapporto città-campagna (partendo dalla analisi dei patrimoni delle più facoltose famiglie tempiesi come i Pes, i Misorro, i Massidda).

Utili a ricavare interessanti elementi di riflessione sulla campagna gallurese sono soprattutto il primo capitolo (la consistenza dei patrimoni) e il terzo (l’evoluzione patrimoniale).

 

14

Quintino Mossa, L'Agliola. Origine e crisi delle consuetudini agricolo pastorali negli stazzi di Gallura, Olbia, Altegrafica, 1994.

È questo il primo libro interamente dedicato agli stazzi. Esso – come dice l’autore nell’introduzione – vuole essere una testimonianza affettuosa e semplice» sul mondo degli stazzi, quel microcosmo chiuso in se stesso, autosufficiente e indipendente dal mercato (il lavoro non era svolto in vista di un profitto da reinvestire, ma il contadino lavorava per sfamare e vestire se stesso e la propria famiglia e mantenere decoro all’interno della propria comunità di appartenenza). Dopo alcune brevi note sull’origine storico-economica (le orzaline, le cursorie, l’editto delle Chiudende) e demografica (la colonizzazione dei corsi nell’età moderna), il libro descrive la spartana casa dello stazzo (non dal punto di vista architettonico ma socio-domestico), poi l’allevamento degli animali (incluse le tecniche di castrazione dei tori per trasformarli in bue da giogo), la coltivazione dell’orto e della vigna, con i relativi mezzi e attrezzi di lavoro (un lavoro quello del contadino-pastore degli stazzi di carattere fortemente individualista, in solitudine, alieno da ogni cooperazione), fino a passare in rassegna tutta una serie di tradizioni legate a diversi campi della cultura degli stazzi (l’economia domestica, la medicina, la risoluzione delle diatribe con li rasgiunanti).

In sintesi, «un ricordo del mondo dei pastori e dei contadini della Bassa Gallura [...] uno sguardo sulla loro cultura nel senso lato che oggi si dà a questo termine».

La bibliografia utilizzata nel testo fa riferimento principalmente all’Angius, a Francesco De Rosa, a Giuseppe Doneddu, a Nicolino Cucciari.

 

15

Quintino Mossa - Nicolino Cucciari, La Pricunta. Amicizia, amore, matrimonio, onore, Olbia, Altergrafica, 1994.

La “scena forte” del libro è il testo (con domanda e risposta) di una Pricunta, momento antecedente il sì nuziale caratterizzato da una cerimonia in cui i parenti dello sposo facevano irruzione nell’abitazione della sposa per chiedere la sua mano per il proprio familiare. Ne seguiva uno scontro fra le parti, ovviamente verbale, ricco di malintesi, lazzi e sarcasmi, che inevitabilmente si concludeva col chiarimento e con reciproca soddisfazione.

Più in generale, l’opera si sofferma sulle tradizioni agro-pastorali concernenti l’amore e il matrimonio.

 

 

16

Franco Fresi, Antica terra di Gallura. Miti, riti, gente e tradizioni, Roma, Newton Compton, 1994.

Un libro che presenta al “grande pubblico” in modo semplice e accattivante la “Gallura degli stazzi” con i suoi riti (lu juramentu, li rasgiunanti, li mastri dimandoni, l’attitadori, la manialìa, la punitura), il lavoro comunitario (lu laòri, l’agliòla, lu undittògghju, lu bibbinatògghju, l’ammazzatògghju), i suoi banditi (Laicu Roglia), i suoi racconti (lu santàiu, macistu, chigheddhu, nuvareddha e lu soli).

 

17

Francesco Cossu, Da fiere e cinghiali a popolo di Dio. Evangelizzazione della Bassa Gallura, Roma, Stilgraf, 1995.

Un libro assai interessante, corredato di importanti documenti d’archivio che fanno luce sulla nascita dei paesi di Aglientu, Arzachena, San Pasquale-Porto Pozzo, San Teodoro: terre talmente ingovernabili, infestate di lotte e omicidi tra pastori, banditismo e contrabbando, da indurre il Re di Sardegna a sollecitare la Chiesa ad intervenire con la erezione delle rispettive quattro chiese campestri tra il 1774 e il 1776 per tentare una azione evangelica e moralizzatrice; le quali chiese campestri, insieme alla già esistente chiesa campestre di Luogosanto, divennero parrocchie autonome circa ottant’anni dopo, il 9 luglio 1856.

 

18

Lucio Ragnedda, Detti popolari di Gallura, Cagliari, Della Torre, 1995.

Dalla quarta di copertina: «Gran parte dei detti galluresi è legata alle attività umane più tradizionali: l’agricoltura, la pastorizia, l’artigianato e la caccia.

I proverbi qui raccolti sono frutto di una lunga, paziente, appassionata ricerca “sul campo”, nei villaggi e negli stazzi, per individuare tutti quelli che sono corredo della parlata quotidiana».

 

19

Angelo Pirredda, Lo stazzo e la Gallura. Profilo storico, caratteri e sintesi di una singolare civiltà, Sassari, Gallizzi, 1997.

Capitoli e paragrafi salienti del libro: lo stazzo (lo stazzo fra storia e leggenda; gli albori dello stazzo moderno; evoluzione strutturale dello stazzo; gli stazzi, le chiese campestri e il capoluogo del giudicato di Gallura); la toponomastica degli stazzi; aspetti socio-culturali dello stazzo (il contrabbando negli stazzi; lu ghjuramentu; l’amore, “lu coiu d’ingeniu”, il matrimonio d’amore, il matrimonio di convenienza, il matrimonio riparatore; i giochi e i passatempi; “li foli”, “li conti di fukili”, i sogni, “li conti di timì”, “li cosi folti”, i sogni).

 

20

Scuola media “S. Ruzzittu”- Arzachena, Lo stazzo e le sue tradizioni, Arzachena, Tipografica Italiana, 1997.

Un librino didattico per bambini e ragazzi, un’agile guida alla conoscenza dello stazzo e di alcuni momenti fondanti la vita negli stazzi: dalle feste religiose alla cucina gallurese, corredato di immagini suggestive ed emblematiche.

 

21

Mario Scampuddu - Maria Demuro, Vigghjatogghj (veglie festose). Storia, racconti, fiabe, incontri nelle magiche serate dell’antica Gallura, Sassari, Edes, 1999.

Il libro è diviso in 4 sezioni fondamentali:  li foli (le favole); li spirienzi (le apparizioni); li conti di fuchili (i racconti del focolare); la puisia (la poesia).

 

22

Salvatore Brandanu, Storia e storie della Gallura d’Ovviddè, San Teodoro, Icimar, 1999.

Ecco la Gallura d’Oviddè, quella di cui è originario l’autore, ricca terra di stazzi. Il ritratto è la vita dello stazzo in tutti i suoi aspetti specie di carattere socio-domestico.

Riportiamo il titolo di vari paragrafi: lo stazzo azienda agro-pastorale; gli stazzi della Gallura d’Oviddè - le case; organizzazione interna della casa; il lavoro dei campi; la manialìa; la igna; l’oltu; vita e lavoro negli stazzi - il lavoro domestico; gli alveari; la raccolta del lentisco; la preparazione del sapone; la preparazione delle candele; l’innesto delle piante; la raccolta del sale; le carbonaie; la caccia e la pesca; sistema organizzativo dello stazzo; le relazioni sociali; la Chiesa, luogo di culto e presidio di civiltà; festeggiamenti civili e divertimenti; altre occupazioni; giochi e divertimenti dei piccoli; malattie senza medici e medicine; il mare; gli stazzi d’Oviddè e i nemici di mare e di terra.

 

23

A cura di Salvatore Brandanu, La Gallura una regione diversa in Sardegna, cultura e civiltà del popolo gallurese, San Teodoro, Icimar 2001.

Un libro poderoso sulla Gallura, scritto a più mani, col contributo di vari specialisti, che fa un po’ il punto sul territorio e sulla civiltà gallurese alla luce della storiografia passata e delle nuove acquisizioni documentarie.

Sebbene tutto i saggi siano indispensabili per una approfondita conoscenza del mondo degli stazzi, più specificamente dedicati ad essi sono gli ultimi capitoli del libro (lo stazzo della bassa Gallura, San Teodoro di Oviddè, la Gallura di Oviddè, toponomastica rurale nella Gallura d’Oviddè). Un libro che si è affermato nel panorama delle fonti documentarie sulla Gallura come uno dei più autorevoli e citati.

 

24

Quintino Mossa, La Réula. Fiabe di magia, racconti di paura, novelle bilingui di Gallura, Olbia, Taphros, 2001.

Fiabe, racconti, aneddoti, credenze popolari galluresi sulle anime penitenti. Un volume realizzato sulla scorta di memorie tramandate oralmente dagli abitanti degli stazzi. In totale, 100 racconti in gallurese e traduzione italiana.

Queste le sezioni narrative del libro: spiriti, anime inquiete e penitenti (fra cui appunto la Réula), la morte e il diavolo; l’equilibrio del mondo; esseri fantastici e meravigliosi; trasformazioni mostruose; le vite dei santi e la sapienza di Dio; racconti e novelle.

 

25

Giovanni Francesco Ricci, Banditi. Storia dell'ammutinamento della Gallura, dei più famosi fuorilegge e delle principali faide della Gallura sabauda (1720-1848), Bolotana, Solinas, 2001.

Quando la Gallura era terra di banditi. L’opera più documentata sull’argomento, in una fase storica in cui lo stazzo è ormai la cellula primaria di insediamento dell’uomo nelle campagne. Fin dal periodo iberico le campagne – dice infatti l’autore – «cominciarono a pullulare di gruppi di uomini armati che abbandonavano le loro abitazioni per ribellarsi contro la violenza dei baroni e per sottrarsi ad una sequenza infinita di ingiustizie e di angherie».

Il libro, a parte il lungo e prezioso elenco di banditi e di attività delittuose tra il ’700 e ’800, è utile per un quadro di sintesi dell’amministrazione della giustizia e del sistema tributario e dei vari servizi di polizia impegnati (dal corpo dei dragoni leggeri e reggimento cavalleggeri di Sardegna, al corpo dei moschettieri, cacciatori reali e carabinieri reali di Sardegna, al corpo dei bersaglieri, dei cacciatori franchi, fino ai barracelli, la guardia nazionale e i commissari di campagna). Sempre di interesse, perché redatti sulla scorta di inediti documenti di archivio, sono infine i pur brevi paragrafi «l’ammutinamento della Gallura», «l’editto delle chiudende», «la problematica dei cimiteri».

 

26

A cura della Consulta intercomunale Gallura, Gallura, cenni storici e diversità linguistiche, Olbia, Taphros, 2003

Un libro di sole 63 pagine, una presentazione snella ma profonda di alcune caratteristiche essenziali della cultura gallurese, in buona parte eredità di quella degli stazzi, la cui origine e il cui sviluppo viene descritto con pennellate sintetiche ed efficaci, forse un po’ nostalgiche.

Altri paragrafi riguardano il magistero ecclesiastico e la parlata gallurese, la importanza e funzione della chiesa e delle feste campestri nella Gallura degli stazzi, il dialetto gallurese e le particolarità linguistiche locali, finanche una utile discografia.

 

27

Marcello Ciudino, La valorizzazione del patrimonio edilizio rurale nelle attività agro-turistiche nella Bassa Gallura, 2004 (Università di Sassari, Facoltà di Agraria, anno accademico 2003-2004).

Anche in questo caso si deve ad una tesi di laurea il merito di aver affrontato per prima un tema importante quanto attuale come quello del rapporto fra stazzi e agriturismi. La ricerca rivela il maggior interesse e originalità soprattutto nei raffronti conservativo-evolutivi fra le due tipologie edilizie, mentre i paragrafi «struttura e aspetti socio-economici», «la famiglia e il lavoro», «la trasformazione dello stazzo nell’ultimo cinquantennio» sono consigliati per una conoscenza sintetica della vita negli stazzi elaborata rifacendosi alla corposa letteratura sull’argomento.

 

28

Quintino Mossa, Abò. Giochi di strada in un villaggio della Gallura, Olbia, Taphros, 2004.

Il sottotitolo del libro dice tutto: si raccontano i giochi di strada (in parte andati perduti) che hanno animato per decenni la vita dei bambini e ragazzini di una Gallura, da coa coa a li cabaddhi longhi, dai quattro cantoni a pilliccu e pilloccu, da pampana a imbrestia, da gubbini a battimuru a fala-fala ad altri ancora.

 

29

Pasquale Ciboddo, Il teatro degli stazzi di Gallura, Sassari, Magnum, 2005.

Un libro che vuole essere – come dice l’autore – un palcoscenico per gente e personaggi legati «al gaio mondo degli stazzi». Una settantina di personaggi: importanti, ricchi, poveri, accattoni, girovaghi, matti, ma tutti utili e indispensabili nel recitare una commedia umana così variegata qual era, appunto, la civiltà degli stazzi.

 

30

Domenico Ruju - Egidio Trainito, Naturalmente Gallura, Olbia, Taphros, 2006.

Un bel libro principalmente fotografico, voluto dal Consorzio Agrituristico Stazzi di Gallura, corredato da sintetici ma efficaci e precisi contributi sull’archeologia (Angela Antona) e appunto su «La Gallura degli stazzi». Uno scritto quest’ultimo, opera di Quintino Mossa, da consigliare per usi didattici (insomma, come una introduzione), per far conoscere “l’alfabeto” di questa realtà.

 

31

Giovanni Gelsomino, La diga del Liscia. Storia e storie, Arzachena, Consorzio di Bonifica della Gallura (Stampacolor), 2006.

Il fiume Liscia è stato ed è parte integrante ed essenziale della storia della Gallura e delle sue campagne. La diga ha trasformato e modificato l’habitat socio-economico di quelle campagne nell’ambito del processo di modernizzazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo economico in corso in Italia tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta.

Gli stazzi sono presenti in molte pagine di questo libro, specialmente nei due capitoli su «La Gallura rurale» e «i Liscesi»: a pagina 141 c’è anche l’elenco degli stazzi della valle della Liscia. A corredo del libro un apparato fotografico utile e interessante per le ricerche storiche.

 

32

Salvatore Brandanu, La civiltà degli stazzi in Gallura. Contributi alla storia dell’habitat disperso, San Teodoro, ICIMAR, 2007.

Una robusta ricerca storiografica sulla Gallura, analizzata specialmente dal punto di vista storico, sociale, economico, corredata di note e bibliografia. Tre i capitoli in cui si articola la struttura del libro: lo stazzo attraverso il tempo; lo stazzo nella vita quotidiana; il tramonto della civiltà degli stazzi. Un libro indispensabile per lo studio della Gallura e della sua civiltà.

 

33

Salvatore Brandanu, La società rurale in Gallura nel XIX-XX secolo. Struttura, consuetudini, istituti solidali, San Teodoro, ICIMAR, 2008.

L’autore approfondisce gli aspetti di vita sociale tipici degli stazzi, molto attingendo dalle opere di Silla Lissia e di De Rosa ma insieme arricchendo le loro descrizioni di nuove conoscenze. Illustra quindi il carattere dei galluresi principalmente sotto l’aspetto psicologico e del temperamento, degli usi e delle tradizioni.

Ecco un’ampia selezione di paragrafi: i galluresi e la campagna; i fantasmi della solitudine; il culto della parentela: la famiglia; struttura della società rurale gallurese; società democratica e paritaria; contratti agrari e pastorali; i comparatici; l’ospitalità; la solidarietà; la manialìa; la punitura; la mamma di latti; la giustizia rusticana in Gallura; le paci; ambascerie e ambasciatori privati; superstizioni; il malocchio; l’anatema del prete; il miraggio della ricchezza; li suiddhati; le chiese rurali in Gallura; le feste patronali in Gallura - li suprastanti; le principali feste religiose; il carnevale negli stazzi; gli incontri per ritrovarsi e trascorrere un po’ di tempo insieme; la caccia grossa; la nascita; il matrimonio; funerali di campagna; i maestri degli stazzi; i cercatori d’acqua; l’ironia dei galluresi; la rivolta delle campagne contro i comuni capoluogo.

 

34

Giovanni Francesco Ricci, Laicu Roglia, il bandito degli stazzi. La vera storia di uno dei più popolari fuorilegge sardi di fine Ottocento, Bolotana, Edizioni Solinas, 2008.

È il tradizionale bandito gallurese, che uccide per vendetta e mai per fini di lucro: si dà alla macchia per non affidarsi ad una giustizia in cui non crede. E quando ritiene di aver portato a termine la propria missione, con l’eliminazione o la dispersione dei suoi principali nemici, non commetterà più un’azione delittuosa, dedicandosi invece a lavorare onestamente e addirittura impegnandosi nella composizione amichevole delle liti tra i pastori della sua terra.

La storia del bandito Laicu Roglia di Telti con le sue azioni e poi la sua uccisione, è qui descritta da Ricci, storico del banditismo in Gallura e in Sardegna, attraverso documenti d’archivio del tribunale di Tempio, e quindi con testimonianze, interrogatori ecc.

 

35

Simone Sassu, La rasgioni in Gallura. La risoluzione dei conflitti nella cultura degli stazzi, Roma, Armando, 2009.

Una corposa ricerca che si inquadra nell’ambito della antropologia (e in particolare della demologia) giuridica, dedicata alla comprensione di quei dispositivi di regolazione sociale e di risoluzione dei conflitti non guidati e imposti dal diritto dello Stato.

 

36

Raimondo Satta, Sacro e arcaico. Religiosità popolare in Gallura, Padova, Ed. il Messaggero, 2009.

Un libro di antropologia culturale e religiosa che indaga la religiosità popolare gallurese (e per molti aspetti sarda) alla luce dei dati interpretativi offerti dalla migliore letteratura scientifica nazionale e internazionale. Lo studio si interroga sulle connessioni tra religiosità popolare e mondo antropologico-liturgico e tra mondo liturgico ed esperienza popolare. Un libro le cui interpretazioni possono aiutare nella comprensione degli uomini degli stazzi.

 

37

Piero Pes, La campagna gallurese, Sassari, Petru, 2009.

Un bel libro fotografico sulle campagne della Gallura, con brevi note introduttive - anche in lingua inglese - alle due sezioni in cui è articolato (la preistoria, la campagna).

 

38

A cura della Provincia di Olbia-Tempio, Gli stazzi della Gallura (2007-2009).

Alleghiamo a questa bibliografia notizia di un e-book, ossia di un libro elettronico reperibile solo su internet. Si tratta di una ricerca commissionata dalla provincia Olbia-Tempio (assessorato alla pianificazione), intorno al 2007, ben condotta e strutturata in tre parti: la prima descrive lo stazzo a tutto tondo, fondendo bene gli aspetti storici, geomorfologici, economici con quelli etno-antropologici, soprattutto sulla scorta dei principali supporti documentari presenti anche in questa bibliografia (Angius-Casalis, De Rosa, Silla Lissia, Cucciari, Brindanu ecc.); la seconda riguarda il «recupero e riuso degli stazzi» alla luce della normativa nazionale e regionale; la terza parte, «l’Atlante» è il vero valore aggiunto di questo lavoro: concerne il «rilievo cartografico degli stazzi presenti nel territorio della provincia Olbia-Tempio», ossia il censimento degli stazzi comune per comune tra Ottocento e Novecento, con l’indicazione di quelli segnalati nelle carte IGM del 1895 comparata ed emendata alla luce dei rilievi odierni (cioè con la precisazione se ancora esistenti o se demoliti).

Segue un allegato tutto incentrato sugli stazzi del comune di Aglientu, con 82 schede illustrate fotograficamente e corredate di sintetiche notizie circa l’eventuale restauro degli stazzi, se abitati ecc.

L’e-book è reperibile all’indirizzo http://2.118.0.163/territorio/STUDIO%20STAZZI/

 

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Francesco Cossu, Magistru, Il vangelo di Gesù secondo la tradizione popolare gallurese, Arzachena, Parrocchia S. Maria della Neve, 2008

Un libro da menzionare perché colma un vuoto nella molteplicità delle espressioni culturali della Gallura pastorale e contadina, come era quella tra Luogosanto, Palau e Arzachena. Si tratta di «un insieme di aneddoti che hanno similitudini con la semplicità delle parabole del Vangelo, di racconti novellistici inquadrati nella società pastorale, nel mondo contadino, tra la vita dei campi» intorno alla figura di Magistru (Gesù), continuamente confuso con la persona del Padre.

 

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Francesco Cossu, L’ospitalità in Gallura (accoglienza del visitatore nel mondo contadino), Arzachena, Parrocchia S. Maria della Neve, 2011.

Ancora un libro dello storico-parroco di Arzachena che descrive e ricorda la povertà e la miseria dei tempi passati ma anche «l’epopea della carità gallurese» soprattutto nel mondo agro-pastorale, attraverso una lunga carrellata di biografie articolate in varie sezioni, fra cui li dimmandoni, li zanfaraioli, li ’indioli, li ghjaddhinai, li stracciunai, li raminai, li massai, li mastri chi imparàani a ligghj, l’eremitani e li santai, li frati cilcanti, li puetti, li ’igghìatogghj, li banditi.

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA.

La presente bibliografia è solo in consultazione, come allegato alla mostra dei libri.

Copia di essa può essere richiesta presso la biblioteca di Tempio telefonando al 079/671580

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